martedì 22 aprile 2008

earth day


La Terra ha la febbre


Gli effetti del riscaldamento globale, sugli ecosistemi del pianeta non sono più semplici previsioni legate a scenari futuri, ma sono già in atto, e ad ogni livello della biosfera. La conferma arriva da un gruppo di esperti, una decina fra biologi, ecologi e botanici di nazionalità americana, inglese ,francese, tedesca e australiana, che ha passato in rassegna le principali ricerche, circa un centinaio, sui processi ecologici sensibili alle variazioni climatiche. I risultati di quest'analisi sono stati pubblicati sulla rivista Nature, nel numero di marzo, e sono poco incoraggianti. L'aumento di 0.6 gradi delle temperature medie terrestri registrato nell'ultimo secolo ha infatti influenzato le fenologia e la fisiologia degli organismi, la varietà e la distribuzione geografica delle specie, e la durata delle stagioni.
E' forse quest'ultimo l'aspetto più riconoscibile delle mutazioni proprio perché sotto gli occhi di tutti. La primavera a partire dal 1960 arriva prima, aumentando la sua durata di circa 12 giorni: dal ritorno degli uccelli migratori, alla comparsa delle farfalle, alla fioritura degli alberi, tutto arriva in anticipo, stimolato dalle mitezza del clima. Con il rischio, però che bruschi cali di temperatura o gelate improvvise compromettano i nuovi germogli o le uova appena deposte. Per contro l'aumento delle temperature ritarda l'arrivo dell'autunno, da un minimo di 0.6 a un massimo di 3.6 giorni per decade. Ma questa tendenza è meno pronunciata e ancora contraddittoria.
I cambiamenti climatici hanno anche modificato la distribuzione delle specie: il riscaldamento ha infatti determinato lo spostamento degli habitat verso le alte latitudini. Agli organismi a questo punto non rimangono che due strade per sopravvivere: adattarsi alle nuove condizioni o trasferirsi alla ricerca di luoghi più favorevoli. Per le specie che non riescono a stare al passo con gli eventi c'è solo l'estinzione. E' quanto sta accadendo ai coralli che non trovano a latitudini minori le condizioni di luce presenti ai tropici e all'equatore. In questo modo è già andato perso il 27 per cento dei reef del pianeta.
Né la migrazione massiccia di specie in nuovi habit può dirsi esente da rischi, il pericolo di alterare l'equilibrio pre-esistente dell'ecosistema è forte. La recente invasione del Mediterraneo da parte di pesci e alghe tropicali, per esempio, ha compromesso molte specie autoctone; e la colonizzazione dell'Antartico da parte di muschi e invertebrati ha contaminato una nicchia ecologica rimasta fino a pochi anni fa totalmente isolata dal resto del pianeta.
Indicatori precisi e affidabili dei cambiamenti climatici sono gli anfibi e i rettili. La loro eterotermia li rende estremamente dipendenti dalla temperatura e dall'umidità. In alcune specie di tartarughe il sesso della prole è correlato alle temperature del mese di luglio: un aumento anche modesto (2-4 gradi) è sufficiente per ridurre il numero della componente maschile del gruppo. Per alcune specie il cambiamento climatico si è rivelato una fonte di rischio indiretta: il riscaldamento delle acque dell'Oceano Meridionale ha messo in crisi le aree di produzione di krill, il principale nutrimento di balene, foche, pinguini e uccelli di mare. Così come le migrazioni anticipate hanno portato alcune specie a competere per le risorse di cibo disponibile e non sufficienti a coprire questo inaspettato surplus di predatori.
Molti sono i meccanismi che i ricercatori devono ancora chiarire. "La complessità delle interazioni ecologiche rende difficile estrapolare i dati dagli studi" scrivono gli autori.Questo perché per le indagini ecologiche si lavora su scala locale e a breve temine (alcune decadi), mentre la climatologia utilizza scale spaziali e temporali più ampie. Tuttavia già questi primi dati spingono a riflettere: se variazioni climatiche tutto sommato piccole hanno determinato implicazioni di così vasta portata, che cosa accadrà nei prossimi anni in cui si prevedono aumenti di temperatura sempre più consistenti?
Marina Caporlingua

4 commenti:

Ely ha detto...

mamma mia davvero.... quando ci rifletto poi ci stò sempre male... ed è per quello che stò cominciando a cambiare modo di vivere io e tutta la famiglia, reciclo, consumo consapevole, bio, spero che serva un pochino :-) baci

romina ha detto...

Hai ragione anche io penso le tue stesse cose e ognuno di noi nel suo piccolo può e deve fare qualcosa!!!

Simo ha detto...

Vero, verissimo...dobbiamo amare di più la nostra cara, vecchia terra...
se tutti noi facessimo qualcosina, anche piccola...
Bacioni!

Antonio Candeliere ha detto...

concordo con te